L’allattamento maschile: tra copro, mente, socialità e Wellthiness

L’allattamento al seno è un’esperienza estrememente intensa, carica a livello emotivo, che rinsalda e conferma il profondo legame che unisce la madre ed il figlio.

L’allattamento è il gesto di amore della neomamma che, dopo avere dato la luce il fragile essere che portava in grembo, continua a nutrirlo ed a prendersene cura. In una simile prospettiva diventa molto difficile, per noi occidentali, capire come sia possibile che nella tradizionale cultura cinese, le donne, dopo avere partorito, per una settimana non si preoccupano più del figlio e non lo allattano.

A parte ciò, può anche darsi che l’allattamento non sia semplicemente una prerogativa femminile.

Nel 2002, i mass media hanno raccontato la storia di un uomo cingalese che, dopo avere perso la moglie durante il parto, ha allattato per più di sei mesi la neonata.

“Mia figlia maggiore rifiutava di essere nutrita col latte in polvere dal biberon. Una sera ero così affranto che, pur di farla smettere di piangere, le offrii il mio capezzolo. Allora mi resi conto che ero in grado di allattarla al seno”

Ma non si tratta di un caso unico. Se è vero che, diventato nonno, pare Dastin Hoffman abbia dichiarato: “Ho sentito quasi la tendenza ad allattare. Non ce ne rendiamo conto, ma mentre ci formiamo nell’utero, abbiamo delle ghiandole per fare il latte, prima che ci differenziamo in maschi e femmine e che Dio sappia se farci maschi o femmine. Se ci pensate, perché gli uomini hanno i capezzoli? Lo produciamo anche noi. Non ci pensavo finché non ho iniziato a produrne qualche goccia!”, è anche vero che non mancano autorevoli testimonianze del fenomeno. Dagli scritti di Aristotele che testimoniava l’allattamento da parte dei maschi di capra, al Talmud, alle opere scientifiche di George Gould e Walter Pyle c’è un’ampia documentazione di casi occorsi in ogni angolo del mondo di uomini che allattano. Altri studi medici ed etnografici nel Novecento e negli anni Duemila confermano che “una mammella è una mammella. L’allattamento maschile è fisiologicamente possibile”, come ribadisce Patty Stuart Macadam.

La produzione di latte nel corpo maschile può essere legata alla ginecomastia ma può anche essere indotta dall’assunzione di ormoni femminili, farmaci cardiaci o neurolettici o, come sottolinea Jared Diamond: “La combinazione di stimolazione manuale del capezzolo e iniezioni ormonali può sviluppare il potenziale latente di produrre latte nel padre in fiduciosa attesa”.

Malgrado non ci siano evidenze scientifiche a confermarlo, a detta di alcuni, come Laura Shanley, l’uomo può produrre latte anche semplicemente auto-suggestionandosi. Di fatto, sembra che sia stato suo marito David ad allattare il figlio alla nascita “Iniziò a dire a se stesso che poteva allattare e nel giro di una settimana una delle sue mammelle si gonfiò ed iniziò a gocciolare latte”.

E conclude in modo provocatorio: “Quant’è naturale la ricetta in scatola della Nestlè o i succhiotti realizzati da sottoprodotti del petrolio? Se la produzione di latte negli uomini fosse davvero innaturale non esisterebbe. Il fatto che esiste mi porta a credere che forse l’allattamento maschile è un sistema di back-up della natura. In ogni caso, è un fenomeno interessante”.

Il fenomeno non può che chiamare in causa la potente tendenza socioculturale alla femminilizzazione che, come già ripetuto molte volte, ha un notevole impatto anche sui ruoli assunto dall’uomo e dalla donna all’interno della società e della famiglia.

Uno spunto interessante viene dalle comunità dei pigmei Aka in Africa centrale che prevedono la completa intercambiabilità tra i ruoli maschili ed i femminili dei partner ma senza nessun tipo di prevaricazione.

Ossia “c’è una divisione sessuale del lavoro nella comunità Aka – le donne, per esempio, forniscono le cure primarie. Ma, e questo è fondamentale, c’è un livello di flessibilità da parte dei padri Aka che è praticamente sconosciuto nella nostra società. Essi si prodigano in ruoli di solito occupati dalle madri senza pensarci due volte e senza, soprattutto, qualsiasi perdita di status” spiega l’antropologo Barry Hewlett.

“Il punto sugli Aka”, prosegue lo studioso, “è che il ruolo attivo che i padri hanno è semplicemente un aspetto del loro intero approccio alla vita. E, proprio questo approccio è la cosa più importante che possiamo imparare da loro. Una cosa che è cruciale nella crescita dei giovani è l’importanza attribuita alla vicinanza fisica: a circa tre mesi, un bambino è in quasi costante contatto fisico con uno dei due genitori o con un’altra persona. Non esiste una cosa come una culla in un villaggio di Aka perché è inaudito, per loro,  lasciare solo ed incustodito il loro bambino. I bambini si tengono in braccio per tutto il tempo “. I padri Aka, a quanto pare, non sono contrari nemmeno all’idea di andare al loro equivalente del pub con un bambino attaccato al petto (o addirittura la loro capezzolo). Non di rado, gli uomini Aka consumano in gruppo la loro bevanda preferita, il vino di palma, con in braccio i figli.

In un simile contesto è chiaro perchè non percepiscano affatto come strano o sorprendente che il padre allatti il neonato.

Culture diverse, mentalità diverse, usanze diverse… eppure, mentre tanti storcono il naso, ci sono molte testimonianze di uomini che, a fronte di tali notizie, vorrebbero provare anche loro.

Ovviamente qui la questione diventa estremamente delicata perchè subito si innescano una serie di chiusure e di tabuizzazioni che, talvolta a ragione, rischiano di evocare il terribile fantasma della pedofilia. 

Tuttavia, nell’ottica del Wellthiness, l’allattamento maschile è un segnale del desiderio degli uomini di non essere più solo spettatori o padri assenti davanti al miracolo della vita che nasce; è un indice della forte tendenza alla rivalutazione del corpo, della fisicità, delle sensazioni, delle percezioni, delle emozioni che pervadono l’era in stato nascente che, non a caso, molti studiosi definiscono come l’epoca della tattilità sociale, la civiltà dell’empatia.

Una Risposta to “L’allattamento maschile: tra copro, mente, socialità e Wellthiness”

  1. […] Ormai non ci stupisce più di vedere o di sentire che un papà si mette in maternità, o di un papà casalingo o, persino, di un papà che, per non si sa ancora di preciso per quale motivo bio-psico-fisiologico, riesce ad allattare i figli. […]

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