Una genrazione di dorgati di nuove tecnologie?

Quanto siamo drogati ed assuefatti dal potere delle nuove tecnologie?

In poco più di un decennio, è radicalmente cambiato il nostro modo di percepire la nostra realtà interna ed esterna, di interagire e relazionarci con gli altri. Il merito o la colpa di un così grande mutamento va attribuito ad internet, il web 2.0, i social network, ma non solo…

Un nuovo studio suggerisce che gli studenti universitari di tutto il mondo, hanno sviluppato una vera e propria forma di “dipendenza” dagli apparecchi elettronici portatili, come cellulari, computer portatili e lettori MP3.

I ricercatori hanno chiesto a circa 1.000 studenti in 10 paesi dei cinque continenti, di rinunciare ai propri dispositivi elettronici portatili per 24 ore. Dopo di che, li hanno invitati a descrivere i propri sentimenti e stati d’animo, nonché a compilare un questionario.

La maggior parte degli studenti universitari, che vive nei paesi sviluppati o in via di sviluppo, sono molto simili sia nel modo di utilizzare gli apparecchi elettronici portatili sia in come nel loro esserne “dipendenti”, secondo lo studio pubblicato dall’ International Center for Media & the Public Agenda (ICMPA) presso l’Università del Maryland.

“I ricercatori si aspettavano di trovare alcune differenze tra gli studenti di diversi paesi”, ha detto il direttore del progetto Susan D. Moeller, professore di giornalismo e di politica pubblica all’Università del Maryled al Philip Merrill College di giornalismo e direttore della ICMPA.

“Ma è stato subito chiaro, guardando i dati demografici degli studenti ed i loro commenti, che tutti quelli cha hanno risposto sono nativi digitali. È stato allora che ci siamo resi conto che i nativi digitali non hanno passaporto. Se avessimo coperto il nome della loro località di origine, non avremmo avuto la minima idea del loro paese di provenienza”.

Così, dalla Cina agli US, dalla Slovacchia al Regno Unito, le risposte sono tutte molto analoghe: “Non vedevo l’ora di potere di nuovo utilizzare il mio telefono”, “Mi sentivo triste, sola e depressa”, “Posso dire, senza esagerazione, che stavo quasi per impazzire”, “I media sono la mia droga, senza la quale mi sentivo perso. Sì, sono un tossicodipendente…”, “A volte mi sentivo ‘morto’.”

Davanti a simili frasi, si delinea uno scenario piuttosto problematico perché pare che esista una totale dipendenza della nuova generazione nei confronti dei media, in particolare della telefonia mobile.

“La mia dipendenza dai media è assolutamente disgustoso”, ha detto uno studente libanese. “Mi sentivo come se avessi avuto un problema con me stessa”, ha spiegato una studentessa dell’Uganda. “Per me è diventata una vera e propria dipendenza che mi ha sottratto tempo allo studio ed alle relazioni dirette, faccia a faccia, con i miei amici”, ha osservato un giovane di Hong Kong.

La maggior parte dei soggetti analizzati non riesce a stare 24 ore senza mezzi di comunicazione, e tutti descrivono una simile esperienza e le conseguenti reazioni servendosi di quasi le stesse parole: irritabile, confuso, ansioso, irritabile, insicuro, nervoso, inquieto, pazzo, dipendente, preda al panico, geloso, arrabbiato, solitario, dipendente, depresso, nervoso e paranoico.

Lo studio dimostra, inoltre, che gli studenti non si rendono conto di come i media siano riusciti a dominare la loro vita, afferma il report. Inizialmente, pensavano che i media fossero semplicemente uno strumento per comunicare con amici e per avere notizie. Dopo l’esperimento, si sono resi conto ed hanno riconosciuto che costruiscono, letteralmente, la propria identità tramite i media. Quindi restare senza telefoni cellulari, mp3, laptop… è stato, per loro, come perdere una parte di se stessi.

“Mi sentivo come un uomo inerme su un’isola deserta, solitaria nel grande oceano”, rimarca un ragazzo cinese.

“È stato sorprendente per noi vedere come molti studenti di tutto il mondo, hanno scritto che, senza mezzi di comunicazione ed interrompendo le loro connessioni con gli amici, ritengono in pericolo anche il loro senso del sé. Chi sono se non sono collegati? Per loro i media non sono solo strumenti di comunicazione. I media plasmano il modo nel quale tanto essi stessi pensano a sé quanto l’immagine che gli altri hanno di loro”, spiega Sergei Golitsinski studente di dottorato, un ex reporter di San Pietroburgo, in Russia e un membro del gruppo di ricerca ICMPA.

“Inoltre, siamo rimasti molto sorpresi”, prosegue Golitsinski, “che, ovunque, considerino i media, e soprattutto i telefoni cellulari, emotivamente ed anche fisicamente confortanti. In effetti, i cellulari sono diventati copertina li Linus, un elemento che dona sicurezza per questa generazione. “

“Dopo un po’ ho perso il mio cellulare e l’ho solo tenuto in mano. È quasi come un conforto: bastava sapere che era lì” sottolinea un intervistato statunitense.

Non importa, dunque, dove vivono i giovani: inalano, quasi inconsapevolmente, la notizia che viene servito sulla sidebar del proprio account e-mail, nei profili degli amici su Facebook o che passa attraverso Twitter e via chat.

“Siamo abituati ad avere informazioni su tutto il pianeta e dobbiamo aver questa informazione ad una velocità incredibile. La nostra generazione non ha bisogno di informazioni certificate e riconosciute. Più importante è la quantità, non la qualità delle notizie” enfatizza un ragazzo della  Slovacchia

News per gli studenti significa “ogni cosa che è accaduta”.

Nel descrivere le loro abitudini mediatiche, la maggior parte degli studenti non discrimina fra la notizia del New York Times, della BBC, di Al Jazeera o quella che potrebbe apparire sul profilo di un amico in Facebook. “Gli studenti sono interessati ad avere notizie”, ha detto uno degli autori della ricerca, “è solo che gli studenti di oggi sono molto meno selettivi rispetto alle fonti di informazione di quanto lo sono gli anziani. Definendo ‘news’ tutto ciò che è appena accaduto, vogliono sapere tutto e subito, sia che si tratti di una storia importante a livello globale o uno solo di interessi personali”.

Indipendentemente dall’aspetto patologico emerso dallo studio, è chiaro che è avvenuto un radicale cambiamento in termini di logiche, di modi di pensare, di comunicare, di relazionarsi, nell’ultima generazione il che spiega perché chi continua a tentare di leggere il modo con gli schemi tradizionali, non riesce più a decifrarlo, a capirlo. È, invece, essenziale, un’immensa opera di risintoniuzzazione della società sulle nuove prospettive che si stanno profilando all’orizzonte, per evitare che le nuove tecnologie ed i nuovi media, diventino, nel loro utilizzo non in se stessi (perché si tratta pur sempre di strumenti) pericolosi, invece che importanti occasioni per supportare la società della nuova era.

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